Descrizione
La storia di San Casciano è attestata da luoghi di grande pregio e ben più antichi del capoluogo quali la Pieve di Santa Cecilia a Decimo, la Pieve di Santo Stefano a Campòli, la Pieve di San Pancrazio e la Pieve di San Giovanni in Sugana, ricche depositarie di ricordi più che millenari. Il fascino di questi edifici è legato non solo al valore storico, architettonico ed artistico, in quanto importanti testimonianze delle radici del territorio, ma anche al contesto paesaggistico in cui sorgono e alle posizioni panoramiche che le caratterizzano.
PIEVE DI SANTA CECILIA A DECIMO La tradizione vuole che la pieve, la più antica della zona, sia stata costruita nell'anno 774. I primi documenti scritti risalgono comunque al secolo XI. La chiesa è stata oggetto di trasformazioni nel sec. XVIII. Conserva lo schema basilicale a tre navate e un campanile trecentesco.
PIEVE DI SANTO STEFANO A CAMPOLI Pur modificata nel corso dei secoli, la pieve si mostra ancora nella sua impostazione romanica originaria. L'interno ha tre navate con pilastri quadrangolari e archi. La parte alta della facciata è rimasta quella originale medievale.
PIEVE DI SAN PANCRAZIO San Pancrazio è una delle quattro pievi dell'attuale territorio del Comune di San Casciano. Le origini della chiesa sono molto antiche e risalgono al periodo romanico; sono ancora visibili di questo periodo le absidi, ben conservate, e l'impostazione generale della chiesa anche se più volte nei secoli successivi è stato sottoposta a inteventi di ristrutturazione. Posta fina dal secolo XIV sotto il patronato della nobile famiglia dei Cavalcanti, ebbe spesso pievani appartenenti a questa casata che più volte ammodernarono ed abbellirono sia la chiesa, dotandola di opere di insigni artisti, che la canonica. Il pievano Niccolò Cavalcanti, venuto ad abitare nella canonica nel 1561, mise subito mano ad importanti lavori di ampliamento e di restauro. Nella fresca parte a nord-est della canonica volle il suo appartamento estivo e proprio qui fece costruire e decorare il suo "studiolo": luogo di letture e di meditazione per un uomo dalla vasta ed eclettica formazione culturale. Già aveva chiamato a San Pancrazio un pittore famoso, Santi di Tito, a cui aveva commissionato una crocifissione per la chiesa; questi venne con un suo allievo, Cosimo Gheri ormai pittore di una certa fama. Al giovane Cosimo il Cavalcanti affidò la decorazione del suo studiolo, suggerendo sicuramente all'artista quali erano i suoi desideri di colto umanista. Ed ecco allora le belle figure delle arti liberali: la musica, la retorica, la geometria, l'aritmetica, l'astrologia che formavano la base del sapere di ogni uomo colto; ma il pievano volle avere nel suo "buen retiro" anche i "suoi autori", i poeti, i filosofi, i matematici latini e greci ed i letterati ormai codificati: Dante, Petrarca e Boccaccio. Fra questi però volle che fosse inserito anche un suo illustre antenato, il poeta guido Cavalcanti, amico di Dante. E proprio sul libro che Guido tiene aperto il mano il pittore Cosimo Gheri appose la sua firma. Questa serie di "uomini illustri" forma in alto come un fregio che gira intorno alla stanza; dotta compagnia per il colto pievano che da Firenze si era ritirato in questa splendida campagna.
La pieve si erge sulla collina che divide le valli della Pesa e del suo affluente Virginio ed è già citata in documenti notarili risalenti al X e all'XI secolo. Nella pieve risiedeva una comunità di canonici al cui interno veniva eletto il proposto, il quale era anche il signore del castello che si era formato intorno alla pieve. Dopo secoli di contrasti col vicino Monastero di Passignano, interessato al cospicuo patrimonio della pieve, nel XV secolo venne costituita la Compagnia dell'Annunciazione e in quell'occasione la chiesa venne ampiamente rimaneggiata.
Della originaria struttura romanica rimangono solo la torre campanaria e la tribuna. L'interno è situato a un livello più basso del piano di campagna ed è diviso in tre navate scandite da cinque campate poggianti su quattro pilastri a sezione rettangolare che sostengono altrettante arcate dotate di risega. Sulla parete destra si trova un affresco dei primi del XVI secolo raffigurante la Madonna tra San Sebastiano e San Rocco mentre sull'altare è collocata la Madonna del Latte di Cenni di Francesco, datata 1400 e inserita insieme ad una cinquecentesca Natività all'interno di una tavola della scuola di Santi di Tito raffigurante Santa Cecilia e San Pancrazio.
Sull'altare maggiore, realizzato nel Settecento con marmi policromi, si trova un Crocifisso ligneo del XVI secolo. Nella navata sinistra si trova la Crocifissione opera di Santi di Tito datata 1590. Sull'altare della Compagnia è collocata l'Annunciazione datata 1614 e realizzata da Domenico Frilli Croci.
Di interessere infine è lo studiolo del pievano affrescato da Cosimo Gheri, allievo di Santi di Tito.
PIEVE DI SAN GIOVANNI IN SUGANA All'esterno presenta la semplice e tipica facciata in pietra delle chiese romaniche del contado. L'interno è stato rinnovato nel secolo XVI. Ancona in terracotta invetriata attribuita alla bottega dei della Robbia. Chiostro rinascimentale con doppio ordine di loggiati.